Il Fisco ci incastra anche tramite Web e social network?!

Già, pare proprio così.

La “leggenda” infatti narra di un contribuente di un piccolo comune abruzzese che è stato “richiamato” a pagare l’imposta sulla pubblicità non pagata per anni sulla base delle foto raccolte tramite Google Street View.

Ed anche la vicenda di una società di rimessaggio di imbarcazioni “pizzicata” grazie a Google Earth: le immagini aeree mostravano un numero di scafi ben superiore a quello su cui erano state pagate le imposte.

La cosa ahimè però non dovrebbe sorprendere.

L’agenzia delle Entrate, infatti, ha ammesso il ricorso alle “fonti aperte” fin dalla circolare 16/E del 2016.

La Guardia di finanza, invece, nella circolare 1/2018, diramata a fine 2017, menziona gli “elementi non risultanti dalle banche dati” e le così dette “fonti aperte”.

Nella stessa direzione “spingono”, infine, anche le linee guida per la programmazione 2020 delle Entrate.

Ma allora, nello specifico, che cosa sono queste benedette “fonti aperte”?

Beh, sono semplicemente il web nel suo complesso, i siti internet ed ovviamente i canali di social network !

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Agenzia delle Entrate ci incastra tramite i social

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